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Dolomiti. Patrimonio mondiale dell'Unesco

9 Dic

Dolomiti, Patrimonio Mondiale Unesco

Le DOLOMITI fanno parte del Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO

Nel mese di giugno 2009, l’UNESCO ha inserito le montagne calcaree situate nel nordest d’Italia nella lista dei più bei paesaggi del mondo. Con questo atto, le Nazioni Unite hanno riconosciuto ufficialmente tramite la propria organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura, le peculiarità e l’unicità delle Dolomiti. Adesso le Dolomiti, con le loro note cime della Marmolada (3.342 m), delle Tre Cime di Lavaredo (2.999 m), del Rosengarten (3.004 m), dello Sciliar (2.563 m), delle Pale di San Martino (3.192 m) e del Monte Pelmo (3.169 m) per citarne solo alcune, sono riconosciute a ragione fra le montagne più belle della Terra.

Da sempre le DOLOMITI incantano l’uomo

Dino Buzzati Traverso (1906 – 1972), scrittore, giornalista e pittore di origini bellunesi, amava le montagne ed in particolare le Dolomiti, all’ombra delle quali era nato e cresciuto. Quasi tutti i suoi testi più famosi sono influenzati da questa sua passione. Ma anche come pittore, Dino Buzzati seppe come dare spazio a questa sua grande considerazione per le montagne calcaree del Nordest, dipingendo per esempio il Duomo di Milano a forma di montagna dolomitica, frastagliata, ricca di guglie e di torri acuminate.
Il grande scrittore vicentino Mario Rigoni Stern (1921 – 2008), noto ai lettori anche come il „Sergente“, nel 1993 fu uno dei primi firmatari del manifesto dell’associazione ambientalistica Mountain Wilderness, con il quale si chiedeva il riconoscimento delle Dolomiti quali „Monumento del Mondo“. In una lettera aperta indirizzata agli alunni delle scuole del Veneto, Mario Rigoni Stern, parlando delle bellezze del paesaggio di montagna e del suo valore, scrisse: „Ma lo sapete che qui da noi abbiamo le montagne più belle della Terra? Sono le Dolomiti.“ Scientificamente parlando, già nel 18° secolo le montagne dolomitiche divennero, per le particolari stratificazioni rocciose dai più diversi colori e per gli innumerevoli fossili di animali preistorici, un’apprezzata zona di ricerca frequentata dai geologi, esperti di mineralogia e geografi più quotati dell’epoca a livello internazionale. Furono loro a scoprire le particolarità della composizione rocciosa, iniziando in seguito a studiare la genesi di queste imponenti montagne frastagliate dal colore chiaro, talvolta anche rossiccio. Lo scienziato italiano Giovanni Arduino (1714 – 1795), il francese Déodat de Dolomieu (1750 – 1801) ed il tedesco Alexander von Humboldt (1769 – 1859) sono soltanto alcuni degli scienziati famosi, che si sono occupati più da vicino delle Dolomiti. Fu Déodat de Dolomieu a definire nel 1791 la composizione mineralogico-chimica della roccia dolomitica. Da allora è in uso la denominazione “Dolomia“. Nel 1864, il pittore inglese Josiah Gilbert ed il suo compatriota e naturalista George Churchill pubblicarono un rapporto di viaggio dal titolo: „The Dolomite Mountains“. Il nome „Dolomiti“ si radicò però soltanto dopo la Grande Guerra, quando il territorio divenne a far parte del Regno d’Italia.

 

Le DOLOMITI – per molti le montagne più belle del mondo

Verso la fine del 19° Secolo, numerose attività pionieristiche trovarono nelle Dolomiti un ottimo contesto territoriale per sperimentazioni di vario tipo. Furono temerari nobili inglesi i primi conquistatori delle guglie acuminate, delle creste frastagliate e delle pareti strapiombanti delle Dolomiti. Seguirono gli alpinisti asburgici, che scrissero i capitoli più importanti della storia dell’alpinismo nelle Dolomiti.
Grandi rocciatori come il viennese Paul Grohmann (1838 – 1908), il primo a conquistare la vetta della Tofana de Rozes e del Monte Cristallo presso Cortina d’Ampezzo, del Sassolungo in Val Gardena e delle Tre Cime di Lavaredo nelle Dolomiti di Sesto, amavano queste montagne e ne propagarono la fama con numerose pubblicazioni. L’Austriaco Emil Zsigmondy (1861 – 1885), anche lui uno dei pionieri in fatto di scalate storiche nelle Dolomiti, una volta le definì „una deliziosa gemma nelle Alpi“. L’alpinista, attore e regista cinematografico gardenese Luis Trenker (1892 – 1990), nato ad Ortisei ai piedi dell’inconfondibile Sassolungo, documentò la sua passione per queste montagne in numerosi libri e film che fecero il giro del mondo. Grazie a Trenker le formazioni rocciose delle Dolomiti raggiunsero per la prima volta un ampio pubblico a livello internazionale. Ed infine il “Re degli ottomila“ – Reinhold Messner. Fin da bambino, le Dolomiti lo hanno catturato. Dalla finestra di casa in Val di Funes poteva ammirare le Odle e forse capì ben presto, che le montagne non lo avrebbero mai più lasciato. Messner ha conquistato tutte le montagne più alte del pianeta, mantenendo però sempre un debole per le Dolomiti: „Non sono le montagne più alte, ma sicuramente sono le più belle del mondo“.
Pareti maestose, torrioni alti ed appuntiti, strapiombi insuperabili e creste frastagliate. La varietà delle forme, dei colori e delle valli che attraversano le Dolomiti però non hanno incantato soltanto i grandi alpinisti della storia, ma anche i maestri dell’estetica. Le Corbusier (Svizzera-Francia 1887 – 1965), forse il più grande architetto contemporaneo, vedeva nelle Dolomiti „la più bella architettura naturale del mondo“.

 

Le DOLOMITI – Patrimonio Mondiale UNESCO

L’UNESCO, l’organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura delle Nazioni Unite, cura un elenco mondiale di paradisi naturali e tesori culturali protetti, ritenuti di particolare valore per le generazioni future. Negli anni scorsi l’organizzazione si è occupata della candidatura per il Patrimonio Mondiale delle Dolomiti. Questa venne inoltrata dalle cinque provincie italiane di Bolzano, Trento, Belluno, Udine e Pordenone, sul cui territorio si estendono le Dolomiti, con un obiettivo ben preciso: ottenere il prestigioso riconoscimento da parte dell’UNESCO.
La IUCN (International Union for Conservation of Nature) venne incaricata dall’UNESCO di verificare la compatibilità delle caratteristiche delle Dolomiti con i criteri di ammissione al Patrimonio Naturale dell’Umanità. Il risultato: le Dolomiti sono uniche dal punto di vista geologico, botanico e paesaggistico e perciò non sono paragonabili ad altre montagne della Terra. La IUCN a proposito: “Le Dolomiti sono generalmente considerate tra i paesaggi alpini più belli del mondo, pur non avendo le vette più alte e i ghiacciai più vasti.” Infatti sono stati i pregi estetici, la straordinaria bellezza, le particolarità geologiche e la ricchezza della flora, con oltre 2.400 specie diverse, a convincere la commissione dell’IUNC. Nel suo rapporto conclusivo, la IUCN ha proposto all’UNESCO di accoglierle nella lista delle scenografie naturali di prim’ordine. Nell’ambito del 33° congresso annuale a Siviglia, il 26 giugno 2009 l’UNESCO ha dichiarato le Dolomiti Patrimonio Mondiale. Le Dolomiti adesso sono tra i 57 paesaggi più belli d’Europa e tra i 229 a livello mondiale.
Grazie all’esistenza di vasti parchi naturali, parchi nazionali e zone protette Natura 2000, che da decenni ormai proteggono le aree centrali delle Dolomiti, l’UNESCO ha insignito queste montagne come tali del titolo di Patrimonio Naturale dell’Umanità. Ne fanno parte il gruppo formato da Pelmo e Croda da Lago (in Veneto); il massiccio della Marmolada; il gruppo formato dalle Pale di San Martino, Pale di San Lucano e Dolomiti Bellunesi; il gruppo formato dalle Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave; le Dolomiti Settentrionali, situate fra Alto Adige e Veneto e comprendenti Cadini, Dolomiti di Sesto, Dolomiti d’Ampezzo, Dolomiti di Fanes, Sennes e Braies e il  gruppo Puez-Odle; il gruppo formato da Sciliar, Catinaccio e Latemar, a cavallo fra Alto Adige e Trentino; le Dolomiti di Brenta, le più occidentali, tutte in territorio trentino; il Bletterbach, uno straordinario canyon, unico al mondo, le cui stratificazioni rocciose dai più diversi colori e gli innumerevoli fossili di animali preistorici. Complessivamente si tratta di un’estensione di ben 142.000 ettari, integrati da una zona cuscinetto di ulteriori 90.000 ettari. Le cosiddette zone cuscinetto sono impiegate dall’UNESCO da alcuni decenni come strumento di protezione esterna delle zone centrali del Patrimonio Naturale dell’Umanità. In questa fascia territoriale si cerca di evitare o di limitare attività edilizie, infrastrutturali ed urbanistiche che possano intaccare il valore delle zone centrali. Per esempio si tende a limitare l’altezza di fabbricati, come anche la larghezza di strade. Nel caso specifico delle Dolomiti, la IUCN conferma nel proprio rapporto conclusivo, che analogamente alle zone centrali, anche le zone cuscinetto sono già inserite in riserve naturali protette al 98 %.

Su scala mondiale ben 229 paesaggi fanno parte del Patrimonio Mondiale UNESCO. In Italia le Dolomiti sono una delle tre zone di questo tipo assieme alle Isole Eolie, l’Etna ed a Monte S. Giorgio, in comune con la Svizzera.

 

Le DOLOMITI: un tempo atolli tropicali, oggi montagne maestose

Acque calde color turchese, poco profonde, barriere coralline, pesci variopinti, crostacei, spiagge bianche. Questa descrizione calza alla perfezione, parlando di un atollo nei caraibi – ma anche delle Dolomiti, che hanno le loro origini nel mare tropicale preistorico.
Circa 250 milioni di anni fa, l’attuale arco alpino era una parte del continente Pangea, che si trovava molto più a sud, all’interno della fascia tropicale della Terra. Data la presenza di molluschi, alghe, coralli e pesci, in questa zona vigeva una massiccia produzione di calcare. A causa dell’attività vulcanica e del conseguente riversamento di magma basaltico, vi fu una vasta moria di questi organismi, che si depositarono sul fondo marino. Per questo motivo oggi le Dolomiti sono un paradiso per i ricercatori di fossili. L’azione tettonica innalzò il fondo marino, il mare primordiale si ritirò man mano e la dolomia principale venne a galla. In seguito lo spostamento delle varie zolle terrestri innalzò le catene montuose, l’arenaria si consolidò grazie agli elementi calcarei presenti e venne compattata dall’enorme pressione praticata dagli strati geologici superiori. Dopo l’era glaciale ebbe inizio il modellamento della superficie delle Dolomiti, dove l’acqua si rivelò uno scultore provetto e fantasioso. Frane e detriti fluivano verso valle, mentre il vento, la pioggia ed il gelo continuavano inesorabilmente nel loro lavoro, tant’è che le Dolomiti cambiano perennemente il loro aspetto.
Una delle meraviglie che si fondano sulla particolare composizione mineralogica delle Dolomiti, è senz’altro il fenomeno della cosiddetta „Enrosadira“. La presenza di carbonato di calcio e di magnesio nella Dolomia fa si, che al tramonto le montagne si accendano di un colore rosso intenso. Le pareti rocciose sviluppano uno spettro cromatico che va dal giallo chiaro al rosso fuoco, per poi attenuarsi in vari livelli di viola, fino a scomparire del tutto nel buio della notte. L’ Enrosadira è una delle peculiarità delle Dolomiti ed è sicuramente uno degli spettacoli naturali più particolari che ci siano.

 

Le DOLOMITI: tra miti e leggende

Le bizzarre montagne del nordest d’Italia mutano costantemente le loro sembianze, offrendo sempre nuovi scorci a chi le visita. Per questo motivo le Dolomiti sono sempre state fonte di ispirazione per miti e leggende.
Le forme particolari delle Dolomiti ed i colori che cambiano nel tempo, da millenni stimolano la fantasia delle persone che vi abitano. Chi, durante una passeggiata in montagna, non ha mai creduto di vedere visi nella roccia, grotte e antri abitati forse da Salvans (cavernicoli) o da Ganes (fate del bosco)? Nel corso dei secoli sono nate leggende con varie trame, che narrano di re nani (Re Laurino), guerriere e principesse, di alleanze tra l’uomo e le marmotte, di declino e ritorno di misteriosi regni sulle montagne. Karl Felix Wolff (1879 – 1966) ha raccolto e trascritto queste leggende nel 1913, preservandole così dall’oblio.

 

Sciare nelle DOLOMITI “Patrimonio Mondiale UNESCO”  – con DOLOMITI SUPERSKI

Ci sarà un motivo per il quale le Dolomiti, già all’inizio del 19° secolo, furono teatro dei primi tentativi sciistici in Europa? I pionieri, provenienti per la maggior parte da ambienti culturali anglosassoni ed asburgici, riconobbero subito la bellezza di queste montagne, la predisposizione dei dolci pendii alla pratica dello sci e la magia dell’atmosfera che vi regna. Con lungimiranza, il connubio tra le Dolomiti e lo sport invernale si è sviluppato fino ad oggi, quando le Dolomiti sono entrate a far parte del Patrimonio Mondiale UNESCO. Ed il fatto di poter andare alla scoperta di uno dei paesaggi alpini più belli del mondo, sci ai piedi, è un privilegio impagabile.
Piste di fama mondiale come la Saslong (Val Gardena), la Olimpia delle Tofane (Cortina d’Ampezzo) e la Gran Risa (Alta Badia), oppure i punti panoramici spettacolari in cima al Lagazuoi (2.800 m), al Sass Pordoi (2.950 m), alla Marmolada (3.342 m) e alla Forcella Staunies al Cristallo (2.930 m), tutti raggiungibili con gli impianti di risalita, offrono dei panorami invernali mozzafiato sulle vette dolomitiche innevate. Lo stesso dicasi di altre piste meno note nei 12 comprensori sciistici delle Dolomiti. Grazie a Dolomiti Superski è possibile sciare da una valle all’altra, godendo dalla pista le viste più belle sul paesaggio alpino, potendo quasi toccare con mano le rocce dai colori vivi. Emozioni forti ed uniche, enfatizzate dall’incontro a tu per tu con i giganti di roccia e da un pensiero che sembra un sogno: „Sto sciando nel cuore del Patrimonio Mondiale UNESCO”.

Fonte: Ufficio stampa Dolomiti Superski

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